Sono vittima del nomadismo digitale, ma ti giuro mamma: sto lavorando

Premessa (divagando un po’)

Se anche tu fai uno di quei lavori che tua mamma non capisce (e ti chiede di rispiegarglielo perché “sì, ma in pratica che fai?” e tu glielo rispieghi, ma è inutile, perché lei replica “sì, ma che devo dire alle mie colleghe?”,  ed effettivamente è difficile per tua madre spiegare alle colleghe cosa fai, non ci riusciresti neppure tu, e comunque non ti va granché di farlo, e quindi ammetti di essere uno smanettone che perde tempo su Facebook) allora potresti essere fra le vittime di quello che oggi qualcuno definisce ‘nomadismo digitale’.

Definizione (con qualche battutaccia)

E’ un fenomeno che abbraccia i mestieri – proprio così, i mestieri – che si sono sviluppati con l’esplosione del digital e dei social, in questi anni in cui laggente si sfoga sulla tastiera, gli -anta scattano selfie più degli -enti e degli -enta, Amazon ci fa comprare, Netflix ci fa sbariare (se non sapete, chiedere ad amici campani), e i millennials ci rubano il lavoro – oppure, per chi vota Salvini, gli extracomunitari.

Quindi: è nomade digitale chi è in grado di – o condannato a – lavorare da qualsiasi posizione nel mondo, qualsiasi luogo, anche seduto sul couch di casa. Per il nuovo mondo, può essere il futuro. Per chi è affezionato all’ufficio e al contesto lavorativo tradizionale, è assurdità. Per le nostre mamme, si tratta di fannulloni, punto e basta. Quel che è certo: i nomadi digitali sono, esistono, lavorano (parecchio, a volte).

Sono professionisti del digitale, uomini e donne – alti o bassi, belli o brutti, con laurea o senza – capaci di lavorare da remoto (anche solo da mobile…!), che potrebbero decidere all’improvviso di trasferirsi in un igloo – a patto che ci sia la fibra superveloce – mantenendo i contatti con i propri clienti e collaboratori, senza modificare la propria efficienza professionale, anzi.

Conclusione (saluti e felicitazioni)

Fatevene una ragione: la maggior parte dei lavori, oggi, hanno senso se fruibili da portatili e smartphone. Ecco, se dovessimo creare uno slogan per questo articolo sarebbe: tutto fra le tue mani. No vabbè cazzata.

Però chiudiamo con un appello a tutte le mamme: anche se ci vedete in casa, sul divano, col telefonino in mano… prendete in considerazione l’ipotesi che stiamo lavorando. Anche in quel momento. Anche in pigiama.

Non c’è altro da aggiungere: alla prossima!