Il post social ‘post mortem’, al riparo dagli insulti

Sin dalla nascita dei social, una buona parte degli utenti ha sentito il bisogno di trasmettere in parole, condivisioni, post, la propria reazione a un lutto – più o meno popolare, più o meno sentito. E la conseguenza che ne è derivata, col passare del tempo e dell’utilizzo dei social stessi, si traduce nel tipico doppio schieramento, nella più classica delle diatribe da tastiera che anche stavolta è arrivata.

Da una parte, appunto, chi in queste situazioni si lascia andare, e sceglie di postare. Dall’altra chiaramente l’esercito dei contrari, che accusano l’altro raggruppamento con tipiche invettive della serie “non sapevi neppure chi fosse, prima che morisse”. Anche in queste ventiquattr’ore i nostri smartphone son diventati teatro per gli interventi pubblici degli uni e degli altri.

In questo blog ci piace dare qualche notizia sul mondo dei social media in generale, e ragionare su argomenti che toccano in maniera più o meno marcata l’universo digital. Stavolta scriviamo per riflettere. Una cosa che sicuramente non faremo è schierarci dall’una e dall’altra parte. Soltanto, facciamo una considerazione sociale, partendo da questa domanda:

Ce lo ricordiamo tutti COME sono nati, i social network? 

Condivisione di pensieri, aggregazione virtuale, scambio.

Ce lo ricordiamo che cosa ci chiede Facebook, dopo il log-in? A cosa stai pensando?, chiede. Un interrogativo libero, pacifico. E noi, pur senza volerlo, gli rispondiamo. Per cui nell’era delle fake news e degli allarmismi, delle credenze virtuali e del passaparola in chat, quanto può far male scrivere due righe su un campione? O per cambiare occasione: su una rock star, su un poeta, su un cabarettista?

Che può importare, se sia più dettagliata o meno la descrizione delle gesta di un campione? Non possiamo vederla come una scusa – sì, una scusa – per tornare a emozionarci per quel canestro, per quella lettera, per quelle immagini di un papà con una figlia? Non potremmo smetterla di stupirci del nulla, o quantomeno di litigare per nulla?

Son nati per questo, i social, mica per avvelenarsi. È certo che quando si scrive a vanvera, si rischia di esser fuori luogo – lo abbiamo letto tutti il tweet della Lega con l’hashtag elettorale, no? È certo che ci sia stata un’opera di sciacallaggio acchiappa-clic anche in questo caso – sono addirittura nati account falsi della splendida Gigi Bryant. È certo che questo ci faccia schifo. È certo che fra amici e parenti ne abbiam lette di cotte e di crude anche stavolta. Ma chissenefrega: la libertà sui social, quando non contrasta con i diritti, va tutelata. Per cui se a qualcuno non va di leggere post commemorativi: pazienza, scorrere verso il basso e andare avanti. Non aprire le app per qualche ora. Farsene una ragione. Non approfittarne per le ramanzine, please.

Tanto come sempre: hanno ragione tutti, non ha ragione nessuno.