Le non regole degli influencer

Quali sono (se ci sono) le regole del mondo magico degli influencer?

Ogni giorno, usando il nostro smartphone, siamo bombardati da campagne di advertising e sponsorizzazioni, consigli su un nuovo prodotto “che dobbiamo assolutamente provare”. Tutte queste attività sono svolte molto spesso da una figura che è entrata a far parte della nostra quotidianità: l’influencer.

Ma sappiamo davvero cosa significa ricoprire questo ruolo? È un influencer marketer un personaggio che, attraverso le sue azioni, mette in atto una vera e propria strategia di marketing con cui un brand lo coinvolge per promuovere prodotti. Ora che abbiamo chiaro quale sia il loro ruolo, vale la pena interrogarsi su quali siano le regole di questo settore.

Per molti potrebbe apparire come “il lavoro dei sogni”, nella realtà questo è un mondo tutt’altro che magico, molto complicato, anche a causa della mancanza di una vera e propria regolamentazione che rischia di danneggiare gli influencer, ma soprattutto i consumatori, con le parti che non si vedono mai del tutto tutelate.

Negli ultimi tempi, pare che qualcosa si stia smuovendo a partire dalla Francia, dove è stato approvato un disegno di legge che ha riacceso i riflettori su questo stato di semi-anarchia. Tra le idee avanzate c’è quella di creare un albo professionale e di introdurre un codice di condotta apposito per la categoria ed eventuali sanzioni applicabili in caso di violazioni.

Inoltre, il disegno di legge prevede anche il riconoscimento di un’altra figura: l’agente degli influencer, che occupandosi dei rapporti tra content creator e aziende svolge un ruolo da intermediario, fondamentale per le stipule dei contratti lavorativi. Ad oggi, in Francia, questa figura è regolamentata secondo le altre categorie di agenti esistenti ovvero quella di agente sportivo, di modelli e di artisti.

 E in Italia? Cosa possono fare e non gli influencer? La questione appare assai complicata…

Infatti, pur essendo quella dell’influencer a tutti gli effetti una professione che riesce anche a far guadagnare molto bene, nel nostro Paese non esiste ancora un codice ATECO – quello che rappresenta la classificazione delle attività economiche.

Chi svolge questa professione, che potremmo per questo definire fantasma, può aprire una partita iva ma deve far riferimento ad attività che si avvicinano solo in parte alla propria, come ad esempio “conduzione di campagne marketing”. In Italia i primi passi sono stati fatti nel 2016, tramite l’intervento dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria che ha dato vita alla Digital Chart. Questo regolamento ha introdotto una prima definizione di influencer e fornito indicazioni per distinguere le comunicazioni commerciali destinate a scopo pubblicitario rispetto a quelle di uso comune.

Le linee guida prevedono anche l’utilizzo di specifici hashtag. Poniamo che un influencer voglia fare un post Instagram con contenuto pubblicitario: dovrà utilizzare espressioni quali “Pubblicità/Advertising”, “Promosso da/Promoted by”, “Sponsorizzato da/Sponsored by”, seguite dal nome del brand, o come dicitura estesa o come hashtag. Stessa regola vale anche nel caso di contenuti che scadono, come le stories, dove uno di questi hashtag deve essere sovrapposto agli elementi visivi in maniera “ben visibile”. In un primo momento queste indicazioni erano indirizzate ai soli influencer ma, a partire dal settembre 2021, l’intervento dell’AGCM ha richiamato tutti, anche i utenti comuni, a rispettare le norme laddove si partecipi ad attività di call to action. Per intenderci, se un influencer ci invita a postare una storia con il prodotto sponsorizzato, siamo tenuti a utilizzarli anche noi!

La mancanza di una normativa ad hoc lascia comunque ancora in sospeso alcune questioni: è il caso di tutti quegli influencer che accettano senza troppa prudenza di sponsorizzare qualsiasi prodotto o servizio senza verificarne la qualità svolgendo così una comunicazione dannosa e illecita per il consumatore che non viene affatto tutelato.

Insomma, possiamo dire di essere in ritardo. E che gli aspetti da regolamentare siano ancora molti. Tuttavia si spera che la Francia con questa nuova legge faccia da apripista per gli altri Paesi europei, per avviare un processo di regolamentazione del mondo social, dove al momento, ancora troppo sembra permesso…

Melania Iovanella ✍🏻